PROGETTISTI: DELISABATINI architetti + D’Andria + Arch. Bruni
ANNO: 2008
DESCRIZIONE: Concorso per il Recupero dell’area Quadrilatero e del Relativo Complesso Edilizio in Via Grazia Deledda a Sassari
LOCATION: SASSARI
COMMITTENTE: AREA Sassari
COLLABORATORI: Giovanni Battista Manai, Fabio Ominetti, Barbara Tsamassiotis, Alessandro Oltremarini
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PUBBLICAZIONI
Oggetto dell’intervento è la riqualificazione del Quadrilatero, unitario e interessante complesso abitativo degli anni ’30, situato nella zona di espansione ormai consolidata di Sassari; questo, si distingue oggi nel panorama urbano, con la sua immagine forte e riconoscibile, con la geometria pura delle sue superfici e la dignità dell’insieme, più per i fenomeni di degrado, anche sociale, che ne hanno caratterizzato la vita, fino allo sgombro recente , che per la sua qualità architettonica.
Il complesso, è strategicamente posizionato, tra direttrici importanti, infilato e direttamente agganciato da via Grazia Deledda, asse dell’espansione che dalla chiesa del Sacro Cuore, percorre in salita il crinale che costeggia la valle del Rosello, in direzione della parte alta della città. Risalendo dal Sacro Cuore, la strada attraversa per un lungo tratto un tessuto urbano denso di un edificato disordinato e dalla scarsa qualità, trovando nell’apertura improvvisa del Quadrilatero l’unico episodio spaziale rilevante; concepito secondo una logica spaziale di più ampio respiro, diversa e svincolata da quella della strada corridoio, non si chiude nel suo lotto ma si conforma intorno ad un ampio spazio libero centrale, definendo un interno ed un esterno, conservando elevata la potenziale permeabilità visiva del lotto, ma negando parzialmente, con un recinto, quella pedonale.
Il disegno del Quadrilatero si riconosce come estraneo al tessuto urbano circostante, nel quale costituisce un’eccezione; aperto, dominato dalla simmetria e da una geometria centrale, sembra costituire una cerniera tra episodi diversi: conclusione del sistema di stecche parallele provenienti da nord, compreso tra il tessuto denso a ovest e aperto a sud verso il pendio che digrada sulla valle tra “le casette in Canada”.
E’ questo un pezzo di città che offre due insediamenti dotati di una certa qualità urbana dalla notevole potenzialità, per quanto offuscata e repressa dal degrado attuale. Infatti, per la sua conformazione aperta con prevalenza di aree libere, si presta a interventi che accentuino la già presente ma inespressa potenziale permeabilità all’attraversamento soprattutto pedonale, offrendo la possibilità di ripensare l’area, insieme a quella attigua delle “casette in Canada”, in rapporto diretto con la riqualificazione della valle del Rosello, come parte di un più esteso sistema continuo verde.
Attualmente considerato repulsivo dalla popolazione, il Quadrilatero, simbolo del degrado, non costituisce momento di sosta né punto di attrazione, è un luogo non vissuto sottratto alla città, uno spazio da riconquistare.
Obiettivi principali dell’intervento sono:
ricolonizzare e rivitalizzare questo luogo attraverso un intervento diffuso all’intera area;
favorire e accentuare la permeabilità intrinseca dell’impianto, attualmente impedita dai muri-recinto esistenti che sono sia materiali che mentali;
attraverso questa conquistata permeabilità pedonale, favorire il collegamento con il verde della valle;
non saturare la vista e l’apertura verso valle con il nuovo edificio per gli alloggi, né collocarsi al centro, ma nello spazio libero a nord, compreso tra i due edifici preesistenti, mantenendo integro lo spazio unitario interno;
agire con chiarezza, proponendo un intervento che non svilisca ma anzi esalti il carattere rigoroso e di astrazione geometrica dell’esistente;
Il progetto, persegue tali obiettivi, innanzitutto operando una apertura alla città mediante la demolizione del recinto esistente, rendendo accessibile l’area da tutti i lati. L’idea, vuole fornire una nuova identità, una rinnovata immagine, riconoscibile, in grado di riscattare dal degrado il complesso, e di agire come elemento trainante nella riqualificazione di questo intero settore cittadino.
Attraverso poche operazioni fondative elementari quali lo scavare e il tracciare, prende forma un impianto progettuale chiaro e inequivocabile; una griglia modulare ortogonale generata dall’esistente, estesa a tutta l’area, proporziona l’intero progetto e si materializza in un piano verde ideale, inclinato. Astratta rievocazione di una natura geometrica, nuovo suolo che si sovrappone rimodellando l’esistente all’intera area, questo piano introduce un nuovo orizzonte, individua un sopra e un sotto; un sopra che si identifica con l’abitare, un sotto, spazio pubblico dello stare.
Questo suolo, natura geometricamente erosa, inaccessibile ma godibile alla vista, si manifesta per frammenti modulari geometrici che colonizzano l’area; questi sono i blocchi dei servizi, diffusi e puntiformi che assicurano e caratterizzano l’area come luogo dello stare. I blocchi non saturano né occludono la vista ma assicurano e favoriscono la massima permeabilità sia di percorrenza pedonale che di permeabilità visiva-percettiva, il filtrare attraverso.
La rigidezza dell’impianto contrasta con la ricchezza spaziale generata, dei percorsi, e delle aree di sosta, del verde e dell’acqua delle quota basse scavate, entro cui si muove il visitatore, tra scorci sempre diversi sui quali si ergono e dominano gli edifici nuovi e gli esistenti restaurati. I blocchi seriali, serialmente disposti si sovrappongono al sistema dei percorsi più libero ed articolato. I percorsi, con scarti improvvisi penetrano tra i cubi, si stringono e si aprono intorno alle funzioni diverse, esplorano e risalgono dislivelli, scoprono e connettono ambiti differenti (aree più centrali dello stare , piazza , etc, aree più intime nei pressi delle abitazioni ). I cubi, tutti uguali nelle dimensioni originarie, variano nelle bucature aprendosi secondo le necessità e le funzioni ospitate, dai servizi vari, ai locali tecnici, ai corpi scala che risalgono dal parcheggio interrato; eccezionalmente si aggregano come nel caso del bar, talvolta si sviluppano su più livelli, come nel centro anziani, nel patronato, o infine saltano, si dissolvono, lasciando spazio alle aree di sosta centrali e alla vasca d’acqua. La disposizione di questi cubi, garantisce la possibilità di definire ambiti diversi, da quelli centrali a maggiore vocazione pubblica, a quelli più intimi e di protezione visiva delle abitazioni, attenuando, con l’apporto del giusto ostacolo visivo e del verde, i casi esistenti di introspezione.
Sotto questo suolo geometricamente modellato, in corrispondenza dello spazio centrale, trova posto un parcheggio interrato facilmente accessibile attraverso due rampe carrabili a senso unico innestate sulle traverse di via Grazia Deledda, evitando in tal modo interferenze alla circolazione carrabile principale.
Il parcheggio, per settantasette posti auto, con ventilazione naturale, è accessibile con tre corpi scala e ascensori direttamente dalle nuove abitazioni e dal livello delle aree pedonali.
Mentre alle quote basse, al di sotto del nuovo orizzonte verde leggibile nei blocchi servizi, la vita sociale pulsa e anima il nuovo luogo dello stare, al disopra, campeggiano le residenze, tutte affacciate sul nuovo rassicurante panorama di verde.
Dei cinquantotto alloggi progettati, di vari tagli, si è scelto di sistemarne quarantadue, assortiti con i tagli maggiori, negli edifici esistenti restaurati, con lo scopo di concentrare i sedici più piccoli nel nuovo edificio, più contenuto nelle dimensioni.
Nell’intento di ridurre al minimo la saturazione visiva dello spazio libero centrale, il nuovo edificio è stato posizionato nel lato nord privo di vista, tra i due edifici esistenti, evitando l’occlusione che avrebbe comportato il posizionamento a sud, impedendo la permeabilità visiva verso la valle.
Relativamente all’esistente, il progetto propone due possibili soluzioni alternative: entrambi concepite nel rispetto degli standards dimensionali e attente alla esposizione solare; prevedono, il restauro delle facciate con l’eliminazione delle superfetazioni e il mantenimento dei solai originali , opportunamente consolidati mediante l’uso di fibre di carbonio e getto superiore di completamento, pratica più vicina alla logica del restauro, e vantaggiosa, rispetto alla più cruenta demolizione e ricostruzione.
La prima proposta di tipologie persegue, come obiettivo, l’adeguamento con ridotti e minimi interventi di demolizione delle tramezzature interne esistenti, l’ottenimento di alloggi con spazi ottimizzati, compatibilmente con i forti vincoli esistenti, secondo una concezione spaziale in largo uso ma di fatto ferma nel tempo, tradizionale, legata alla logica dello spazio come accostamento di stanze chiuse, naturalmente più bloccata e poco flessibile, ma che asseconda le richieste dell’abitante italiano medio.
Per contro, la seconda proposta offre tipologie non comuni in Italia che, a spese di maggiori demolizioni dei tramezzi interni, garantiscono una maggiore flessibilità dello spazio. Svincolato dalla logica bloccata della stanza chiusa, lo spazio, è percepito nella sua interezza, non interrotto dagli oggetti più piccoli contenuti al suo interno, il –blocchetto dei bagni e la zona cottura, uniche presenze che ne organizzano gli ambiti funzionali. Lo spazio può essere mantenuto tutto aperto o suddiviso, secondo le esigenze anche temporanee, da pannelli mobili; inoltre è pensabile anche, al mutare delle esigenze, di spostare e ricollocare questi blocchi senza demolizioni importanti, utilizzando colonne di scarico predisposte precedentemente in punti chiave. Il nuovo edificio concentra sedici piccoli alloggi di piccolo taglio, adatti alle mutate esigenze sociali che vedono in crescita famiglie mono-bi componenti. L’edificio è caratterizzato dal ballatoio che, oltre a distribuire quattro alloggi per piano, consente il collegamento agli edifici esistenti affiancati, e l’impiego comune dell’ascensore tra vecchio e nuovo. Le nuove tipologie, quasi monoaffacciate, godono di ampie vetrate a tutta altezza aperte a sud verso il panorama, protette dal sole con sistemi esterni mobili di sportelli in metallo forato. Il nuovo edificio, si affianca al vecchio, ricercando accordo nel linguaggio ridotto ed essenziale, privo di eccessi semantici, e lontano da intenti mimetici.