PROGETTISTI: DELISABATINI architetti
ANNO: 2010
DESCRIZIONE: Pieghe Telluriche
LOCATION: ASCOLI PICENO
COMMITTENTE: privato
COLLABORATORI: Arch. V. Pizzuto
DOWNLOAD:
PUBBLICAZIONI:
L’area dell’intervento è piuttosto complessa: sul fondo di una profonda valle, stretta e incassata tra ripidi e scoscesi boscosi versanti delle alte montagne circostanti, tra estesi pregiati vigneti, compressa tra il fiume, che la divide dal pittoresco centro storico, visibile oltre il fiume, e le infrastrutture stradali e ferroviarie che risalgono sinuosamente la valle; l’area è compresa tra il centro storico e la nuova espansione; attualmente è un indefinito spazio destinato a parcheggio con pochi ritagli di verde senza qualità, attraversata da una strada che consente l’accesso ad uno dei ponti che collegano la strada di fondovalle con il paese.
Il rapporto con il fiume, sul quale l’intera area si affaccia, è attualmente del tutto ignorato e impedito dalla presenza di inappropriati argini in muratura che ne hanno dissipato il carattere di torrente montano, ancora presente fuori dal centro abitato, dove i pascoli e le radure ancora lambiscono le sue acque limpide.
Il vecchio ponte in ferro che scavalca il fiume, caratterizza, con una nota dal sapore paleoindustriale, la veduta del paese antico.
L’intervento prevede, in questo contesto intriso di grandi presenze paesaggistiche mortificate, la realizzazione di una cantina vinicola che si pone come polo attrattivo per il paese.
Il progetto risolve, con un unico gesto formale, la coesistenza di funzioni diverse e i problemi funzionali e paesaggistici di quest’area, cerniera importante in questo contesto;
la deviazione della strada, che attualmente divide in due l’area, consente di organizzare il progetto come un intervento unitario di modellazione del suolo, con un verde continuo, dotato di una riconoscibilità formale che lo mette in salvo da timide tendenze di mimetismo ambientale: il tracciato ferroviario, in prossimità del luogo dove intercetta il fiume, è l’asse sul quale si attesta il progetto; da questa direttrice, forte del suo rilevato altimetrico costituito dall’argine artificiale della massicciata, il progetto si conforma come una zolla di suolo che si protende verso il fiume, ribattendo la stessa quota della ferrovia.
Questa zolla, che cela nella sua cavità ipogea gli spazi funzionali, si conforma, secondo un’erosione geometrica che segue un segno continuo, plastico, sincopato, che nasce dal fiume e si conclude nel tracciato ferroviario, ricercando poi con un ampio piano inclinato erboso il contatto diretto con l’acqua, interrompendo fisicamente il limite anche psichico imposto dall’argine e avviando il processo di fruizione anche turistica del fiume e delle sue sponde rinaturalizzate.
Questo segno, ciglio tettonico e profilo affiorante dell’edificio interrato, si materializza nelle calde sfumature color ruggine del ferro corten, esso è affiancato da un percorso pedonale, un sentiero che facilita la fruizione del verde costeggiando il salto di quota, raggiungibile mediante comode rampe dal livello più basso. L’intera area è riconquistata dal verde: un tappeto erboso con bassa vegetazione alla quota superiore, fruibile a parco, che scende come piano erboso all’acqua, mentre, un verde di maggiore consistenza volumetrica, contraddistingue il livello inferiore.
Gli spazi interni, totalmente interrati, sono su due livelli, con una doppia altezza che assicura insieme alle altre aperture la luce e la ventilazione naturale; tre corpi scale e un ascensore consentono la risalita da più punti.
Piccole funzioni assicurano il godimento e vivacizzano i nuovi spazi verdi e di sosta, il bar e l’area degustazione con il suo ambito proteso sull’acqua è un ameno luogo di aggregazione che facilita il rapporto con il fiume.